Servizio idrico, acquedotti e sorgenti del territorio
Come viene gestito il servizio idrico, quali sono gli acquedotti e le sorgenti esistenti, cosa avviene in caso di rotture e come viene monitorata la qualità dell’acqua? Se lo è chiesto Il Messaggero in un approfondimento pubblicato su dati forniti da Gran Sasso Acqua.
La Gran Sasso Acqua gestisce il servizio in 31 Comuni, alimentati da sorgenti e acquedotti diversi.
Alcuni sono interconnessi, alimentando zone diverse in caso di aumento di portata o necessità e sono l’acquedotto del Gran Sasso, il Chiarino, i pozzi di acqua Oria a San Vittorino, le sorgenti di San Giuliano e Pile.
Oltre a questi ci sono gli acquedotti non interconnessi e sono l'ex Citt che alimenta le zone di Montereale e Cagnano, il Rio Pago gestito dal Cam di Avezzano, da cui si acquista acqua per alimentare Rocca di Mezzo e l’acquedotto di Villa Santa Lucia.
L’acquedotto del Gran Sasso è quello che alimenta la maggior parte dei territori gestiti da Gsa con una popolazione di oltre 65mila persone, si estende nella parte est della conca aquilana, da Ocre a San Benedetto in Perillis coinvolgendo oltre L’Aquila altri 21 Comuni e percorrendo anche la Valle subequana sino a rifornire alcuni Comuni dell’Ato n.3.
Il valore medio prelevato dalla sorgente del Gran Sasso si aggira sui 14mln 500mila metri cubi.
L’acquedotto del Chiarino serve la zona ovest: Arischia, Preturo, Sassa, Roio, i Comuni di Lucoli, Scoppito e Tornimparte. Il valore medio annuo prelevato dalla sorgente è pari a 3mln 470mila metri cubi. A San Vittorino ci sono sei pozzi in funzione. L’impianto ha una condotta che dal campo alimenta il serbatoio di nuova costruzione di Monte Caliglio della capacità di 10mila metri cubi, dal quale con una condotta adduttrice si alimenta per la città dell’Aquila il serbatoio a San Giacomo. Acquedotto che si interconnette con quello del Gran Sasso e del Chiarino. Ed è da considerarsi di emergenza per la zona centro ed ovest della città e frazioni vicine come Sassa o Preturo, quando il Chiarino non è autosufficiente.
La sorgente di San Giuliano risale al 1910 e alimenta la rete idrica nella parte bassa dell’Aquila. La sorgente di Pile è del 1931, le acque vengono convogliate in due vasche di sedimentazione per poi essere sollevate attraverso la stazione di pompaggio verso il serbatoio di Roio Monteluco e San Giuliano. Alimenta Roio e le frazioni in caso di magra del Chiarino e se necessario San Giuliano.
L’Aquila centro storico si approvvigiona con l’acquedotto del Gran Sasso e se necessario con i pozzi di Acqua Oria, così la zona est e frazioni. Nella parte ovest i quartieri di Santanza e San Sisto o la zona della Stazione ferroviaria si alimentano dalle sorgenti di San Giuliano. Pettino, Cansatessa e Coppito dai pozzi di Acqua Oria, frazioni come Sassa, Preturo, San Vittorino e Roio dal Chiarino, se necessario attingono anche dai pozzi di San Vittorino e Pile.
I disagi più gravi si verificano se la rottura avviene presso il punto di captazione. Se la rottura avviene a valle delle varie diramazioni invece, l’acqua mancherà agli utenti solo in una zona circoscritta. Se la rottura è invece più vicina alle sorgenti coinvolge più persone, più si allontana dalle sorgenti, minori sono le zone interessate dalla sospensione.
Il monitoraggio delle acque è essenziale, si fa in virtù dei metri cubi di acqua prelevata. Sull’acquedotto del Gran Sasso il controllo è settimanale, negli altri si fanno controlli 2 volte l’anno sulla captazione, sul serbatoio e sui punti di prelievo come ad esempio le fontane pubbliche.